GRANITO DELL' ELBA BENEFORTI s.n.c.
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Sin dai tempi più antichi il territorio sud-occidentale dell’isola d’Elba è stato caratterizzato dalla attività di coltivazione, trasformazione e commercializzazione del granito, quale materiale da utensili od ornamenti prima e come pietra da costruzione successivamente.

Da allora fino ad oggi, la lavorazione del “Granito dell’Elba” ha costituito un elemento significativo e peculiare nella cultura locale nonché un’importante fonte economica.

 

Epoche antiche

 

Diversi reperti rinvenuti nell’area del M.te Capanne hanno dato testimonianza che il materiale veniva già utilizzato nella preistoria per la produzione di utensili quali raschiatoi per le pelli, pistelli per mortai, macine da mulino ed altri.

Con il passare del tempo esso ha quindi trovato impiego come materiale da costruzione, dalle antiche tombe villanoviane alle fortezze di altura prima etrusche e poi romane.

Ma è nell’epoca romana che l’escavazione del granito assume le dimensioni di un vero e proprio sfruttamento economico: vi sono importanti flussi commerciali di lavorati e ne sono illustri esempi le colonne utilizzate nei famosi edifici romani fra cui il Pantheon ed il Colosseo.

Dal V al XVII secolo, tra periodi di decadenza durante le invasioni barbariche e di ripresa commerciale durante la dominazione pisana, si hanno ancora significative produzioni di manufatti (colonne, vasche, conci, lastre da copertura, ecc.).

 

Seconda metà ‘800

 

In tempi relativamente più recenti ovvero dalla seconda metà dell’ottocento i due fratelli fiorentini Jacopo e Paolo Toscanelli iniziarono lo sfruttamento quasi industriale delle cave di S. Piero.

Venivano prodotti e commercializzati materiali per pavimentazioni stradali e di piazze, per banchine portuali, per elementi monumentali.

 

Da inizio secolo ‘900 ad oggi

 

Agli inizi del secolo le cave erano sfruttate dalla famiglia tedesca Zimmer.

Nel 1922 la società SAGE di Firenze rileva le attività estrattive attuando una modernizzazione nelle tecniche e metodologie di lavorazione (introduzione compressori con martelli pneumatici, ferrovie con vagoncini, impianti idroelettrici, ecc.) impiegando una forza lavoro fino a 300 operai distribuiti su una vasta area di estrazione.

Sorsero tuttavia in seguito difficoltà finanziarie talché la società fu assorbita dall’I.R.I.

 

Finalmente, nel 1937 una decina di “scalpellini” di S. Piero costituirono la Cooperativa Filippo Corridoni, che iniziò la coltivazione del granito nelle cave tutt’oggi in essere. In quegli anni si realizzarono, tra altri, lavori nelle stazioni ferroviarie di S. Maria Novella e di Campo di Marte in Firenze.

 

A tutt’oggi la “Cava Beneforti” rappresenta un’importante realtà sotto il profilo socio-economico che occupa direttamente diverse unità lavorative e che fornisce un indotto artigianale e commerciale.

 

 

Economia ed impieghi del Granito dell’Elba

 

Le attività svolte in S. Piero nella “Cava Beneforti” rappresenta allo stato attuale, come anche individuato nel P.R.A.E.R., la principale fonte di approvvigionamento della risorsa lapidea “Granito dell’Elba”.

 

Questo materiale trova larga richiesta ed utile impiego nei seguenti settori:

 

q       costruzioni civili e stradali (pavimentazioni interne ed esterne, conci e cordolature, blocchi per elementi murari, lavori in massello, ecc.);

q       restauro e recupero conservativo di edifici vecchi ed antichi;

q       elementi ornamentali e monumentali.

 

La coltivazione della “Cava Beneforti”, che rappresenta il sito estrattivo più razionalmente ubicato, può nel contempo rappresentare per il futuro:

 

q       una significativa attività sotto il profilo economico e sociale;

q       una fonte di approvvigionamento di materiali tradizionali per l’architettura locale;

q       la conservazione delle professionalità tradizionali di “massaiolo” e di “scalpellino” che rappresentano una peculiarità “artigianale” dell’isola in alternativa al panorama estremamente tecnologizzato ed impattante delle più comuni attività industriali di estrazione dei materiali lapidei;

q       un’attività ben localizzata, a basso impatto ambientale e con possibilità di sviluppo compatibile e sostenibile in rapporto al territorio circostante.

 

Si rileva inoltre che la presenza di un’attività umana posta in tale contesto costituisce altresì un utile complemento alla tutela del territorio, garantendo almeno in parte:

 

  1. la manutenzione della viabililtà esistente con tratte di uso pubblico;
  2. la manutenzione delle scoline e degli attraversamenti per un’efficiente regimazione delle acque superficiali;