GRANITO DELL' ELBA BENEFORTI s.n.c.
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GEOLOGIA

 

Il contesto litologico e stratigrafico dell’Isola d’Elba è piuttosto singolare rinvenendosi in un’area relativamente ristretta una grande varietà di formazioni di origine sedimentaria, ignea e metamorfica in vari e complessi rapporti di giacitura, tant’è che in questo contesto, come evidenziato P.C. Pertusati ed All. (1993), è possibile esaminare le varie fasi del ciclo orogenico appenninico, da quello sedimentario a quello collisionale metamorfico, a quello magmatico e deformativo post-collisionale.

Il Complesso estrattivo della “CAVA BENEFORTI” è interamente compreso nel così detto Plutone Granodioritico del Monte Capanne quale corpo intrusivo di tipo concordante (domo) messo in posto per ascesa forzata; tale corpo costituisce la maggiore delle manifestazioni magmatiche anatettiche, di origine crostale, che hanno interessato l’Appennino Settentrionale dal Miocene Sup. al Quaternario.

Sotto il profilo petrologico si tratta, secondo la letteratura più classica, di una granodiorite a che nella massa granulare presenta talvolta grossi cristalli di K-feldspato ed inclusi sferoidali di colore scuri, ricchi in biotiti, di dimensioni da centimetriche a metriche. Studi recenti di Antola M. e Mazzoni M., con analisi modali e dati normativi sviluppati su campioni prelevati presso le stesse cave di San Piero, hanno tuttavia evidenziato che sarebbe più corretto parlare di intrusione monzogranitica-granodioritica.

La stessa formazione è attraversata da filoni od ammassi di porfido granitico e da filoncelli di aplite porfirica tormalinifera chiamata localmente “Eurite”. A sud-est dell’area in esame, alla distanza di circa un chilometro si rinvengono le “Rocce termo metamorfiche dell’anello periferico” ed in particolare la formazione delle serpentine e quindi, ancora più all’esterno, una formazione di calcari e marne su cui si estendono i Depositi Alluvionali antichi ed i Depositi Alluvionali recenti.

 

 

 

TETTONICA

La struttura geologica dell’Isola è, in sintesi, conseguenza dell’impilamento di varie unità tettoniche rappresentate da “scaglie” riferibili a cinque complessi stratigrafico-strutturali numerati da I a IV, comprendenti formazioni di età tardo paleozoica e mesozoica, interessate da intrusioni acide riferibili a magmatismo terziario e successivamente, da depositi quaternari di origine marina e continentale.

Sotto il profilo geologico-strutturale, alcune ricerche a scala mesoscopica e microscopica, condotte da Boccaletti M. et All., (1989), hanno evidenziato l’esistenza e la distribuzione di strutture interne al plutone granodioritico, lineari e planari, con grande sistematicità di orientazione. In sostanza il plutone appare interessato da una fatturazione radiale e da una concentrica, correlabili all’andamento delle strutture interne (microfabrics) e da fatturazioni secondarie dovute al processo di “esfoliazione” e dalla tettonica tardiva.

Secondo Denis (1987) alle rocce granitiche (plutoni) sono tipicamente associabili vari sistemi di fatturazione “primaria” che intererssano la zona periferica e si generano nello stadio di raffreddamento.

 

ELEMENTI GEOLITOLOGICI LOCALI

 

L’area in disponibilità al complesso estrattivo della Cava Beneforti può attualmente suddividersi in due sezioni:

  • Una primaria, a nord del Fosso di Stabbiati nella quali sono compresi la pre-esistente area di estrazione, il principale piazzale ed i fabbricati di servizio nonché, a valle una vecchia e modesta discarica derivante dalle lavorazioni del passato. Detta area è caratterizzata da varie e vaste superfici di affioramento della formazione granodioritica sia sul fronte principale di cava, sia sul fronte secondario laterale che su parte nonché, verso valle, da un accumulo di materiale detritico grossolano.
  • Una seconda area, a sud del Fosso di Stabbiati, nella quale sono compresi taluni prefabbricati di servizio e zone di stoccaggio materiali diversi.

Detta area presenta estese porzioni di affioramento dell’ammasso granodioritico comprendendo zone dove sono più o meno sviluppati processi di alterazione superficiali (“arenizzazione”) e scarsi suoli.

 

I fronti di scavo interessano una formazione massiva, scarsamente fratturata, complessivamente definibile di ottime caratteristiche sotto il profilo geomeccanico.